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PayPal e disinformazione: rischiamo la "censura finanziaria"?

Dopo le critiche, PayPal ha ritrattato l'aggiornamento delle Regole sull'utilizzo consentito. Ma “la multa da 2500 dollari per disinformazione” era davvero una policy pubblicata per errore oppure è un assaggio di quello che potrebbe essere il futuro?

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Dopo le critiche, PayPal ha ritrattato l’aggiornamento delle Regole sull’utilizzo consentito. Ma “la multa da 2500 dollari per disinformazione” era davvero una policy pubblicata per errore oppure è un assaggio di quello che potrebbe essere il futuro?

Siamo ormai abituati alla censura delle opinioni sui social, sono infatti bastati pochi anni per imporre e normalizzare le figure dei “fact-checker indipendenti” e del concetto di “deplatforming” ovvero essere bannati dai social, come successo anche all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

La frase “sono società private possono fare quello che vogliono” è molto discutibile considerato che queste società hanno una posizione di monopolio nella pubblica piazza di internet.

Ma immaginate se gli “Standard della Community” e politiche di moderazione faziose iniziassero ad essere applicate non solo più dai social, ma anche da fornitori di servizi. Immaginate se il mio fornitore di energia elettrica mi staccasse la luce perché io utilizzo la corrente che mi forniscono per creare video che non rispettano i loro “Standard morali”.

Vi piacerebbe vivere in un mondo così? Perché è esattamente quello che vorrebbero fare con i servizi di pagamento come PayPal.

A far scoppiare un caso è stato l’annuncio di modifica contrattuale di queste “Regole sull’utilizzo consentito” annunciate come “Stiamo espandendo la lista delle attività proibite per includere l’invio, la pubblicazione di post, contenuti, messaggi che rientrano in determinati criteri

E questi determinati criteri erano: “Attività proibite, non puoi usare i nostri servizi per attività che: […] comportano l’invio di messaggi, contenuti, materiali che A GIUDIZIO INSINDACABILE DI PAYPAL sono dannosi o discutibili” e soprattutto “promuovono la disinformazione.”

Questo è molto significativo perché un conto sono attività illegali vietate dalla legge, un conto sono criteri soggettivi: chi stabilisce cosa è “discutibile” e cosa è “disinformazione“?

Inoltre già da tempo le Condizioni d’uso prevedono una sanzione di 2500 dollari come risarcimento danni per ogni violazione delle Regole sull’utilizzo consentito, ma l’annuncio di modificare queste regole aggiungendo criteri così tanto soggettivi e generici come “contenuti discutibili” e “disinformazione” ha fatto indignare milioni di persone in tutto il mondo che considerano queste modifiche come clausole vessatorie.

David Marcus, ex presidente di PayPal, su Twitter ha scritto:

È difficile per me criticare apertamente un’azienda che amavo e a cui ho dato così tanto. Ma le sue nuove condizioni di @PayPal vanno contro tutto ciò in cui credo. Una società privata ora può decidere di prendere i tuoi soldi se dici qualcosa con cui loro non sono d’accordo. Follia.

PayPal nel tentativo di calmare l’indignazione dell’opinione pubblica ha cercato di far passare tutto come “un erroredichiarandoquesto linguaggio non è mai stato inteso per essere inserito nella nostra policy. I nostri team stanno lavorando per correggere le pagine. Siamo dispiaciuti per la confusione causata

Ma ben prima di queste modifiche, PayPal ha avviato una serie iniziative discutibili come l’alleanza con l’ADL (Anti-Defamation League) una potente organizzazione lobbistica molto schierata.

E PayPal solo questo anno ha già bannato svariate organizzazioni e giornalisti antisistema senza fornire troppe spiegazioni, per citarne alcuni: MintPress, l’associazione per la libertà di espressione Free Speech Union, associazioni di genitori contro i lockdown, gruppi politici, un dottore critico dell’ideologia gender, e manifestanti per la democrazia ad Hong Kong.

Tanto che alcuni legislatori del partito Conservatore nel Regno Unito, stanno iniziando a muoversi per impedire a compagnie come PayPal attuare quella che è a tutti gli effetti censura finanziaria. E hanno già scritto una proposta di legge per tutelare i cittadini inglesi in modo che non possano essere bannati dai servizi di pagamento in modo arbitrario.

Questo è un tema di cui anche i nostri legislatori dovrebbero iniziare ad occuparsi. Immaginate essere bannati da sistemi di pagamento per le vostre opinioni mentre viviamo in una società che è sempre più spinta verso la transizione digitale e l’abolizione del contante. È davvero questo il futuro che vogliamo?

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